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domenica 9 settembre 2012

Imparare a leggere



S’impara a leggere (e a scrivere) due volte nella vita, ma alcuni imparano una sola volta, altri forse mai. Il primo approccio è alla scuola materna (ai miei tempi alla prima elementare, con le aste). Ora, addirittura, s’insegna da subito italiano e inglese (ma è vero?). La lingua italiana è bella quanto difficile, ma se si ha la fortuna di trovare un buon insegnante la strada è più semplice. Non solo, se è proprio in gamba, riesce ad anticipare il secondo approccio alla lettura. Quello che ti porta a scoprire il piacere di leggere. Questo, in realtà, si acquista nel corso del tempo, c’è chi gusta la lettura già da piccolo e c’è chi vi arriva da adulto; insomma, non c’è età, ma prima si acquisisce questa passione, meglio è. Si cresce, leggendo e si crea una sana abitudine. Perché prendo quest’argomento? Ho già accennato in precedenti scritti al processo educativo da impostare per questi bambini, ma soprattutto per i più grandi, quelli della scuola primaria (ci sono otto classi). Gli edifici, qui, hanno ambienti limitati e già destinati agli usi, ma l’idea che propongo è quella di creare una sala di lettura con una piccola biblioteca. Una stanza che non sia proprio quella dello studio. Un ambiente piccolo, riservato, in cui regna il silenzio (altra parola di enorme significato), in cui la mente si dispone all’ascolto di se stessi, in cui il tempo viene “perso”piacevolmente con gli occhi sopra un libro non scolastico, in cui si scambiano sottovoce pareri sugli argomenti letti. Non mi dite che una ragazza di 15 o 16 anni non potrebbe avere quest’attitudine. Oggi, ma non qui, la televisione o il computer per tanti hanno preso il posto della distensiva e proficua lettura di un libro. La TV è più rapida, immediata, i messaggi ti penetrano nella mente senza accorgertene, è come se producesse un salto nel processo di apprendimento e di educazione di un ragazzo, che deve essere, invece, progressivo e laborioso. Ai miei tempi, prima di vederlo in TV o al cinema, Pinocchio lo avevo letto. E il mio maestro Franco, ancora vivente (e gli sono devoto), ci leggeva in classe il libro “Cuore” e stentava a nascondere le lacrime dietro gli occhiali scuri. E così è stato per David Copperfield, Oliver Twist, Tom Sawyer, Kim, L’isola del tesoro, I ragazzi della via Paal e tanti altri libri per ragazzi, trasferiti anche sullo schermo.  Naturalmente, ho continuato da adulto a frequentare librerie. Ora c’è tutta una letteratura moderna per i ragazzi, forse anche più attraente. Non voglio dire che la TV è inutile o diseducativa, spesso lo è, ma, essendo un potente mezzo di comunicazione, oltre che un passatempo, è opportuno metterla a confronto o, meglio, in competizione con la lettura: questa, infatti, non deve essere sostitutiva ma integrativa e, se si vuole, alternativa alla TV, anche per poter creare una capacità critica. Qui, come ho già scritto, si fa poco uso della TV, ma è meglio, a mio parere, preparare i ragazzi a una scelta attenta di tutto ciò che serve per la loro crescita intellettiva. Più avanti, probabilmente, con la nuova scuola opportunamente attrezzata, un problema simile si porrà con l’uso del computer. Non mi soffermo, infine, sui tanti tipi di libri che possono attirare oggi l’interesse di un ragazzo. L’ideale sarebbe di farli scegliere anche a loro, indirizzandoli adeguatamente. Potrebbe essere un compito aggiuntivo e qualificante per gli insegnanti della nostra scuola. Le ragazze più grandi e volenterose, inoltre, potrebbero leggere a voce alta davanti a un uditorio dei più piccoli. Non tutti, naturalmente, seguiranno questa iniziativa (dei miei figli, una legge volentieri, l’altro no, nonostante gli abbia regalato libri e realizzato pure un quadro con la frase riportata sotto, non si sa mai), ma perché negare una passione a chi ce l’ha senza saperlo?  

“Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L’opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di vedere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso”.  
  Marcel Proust (“Il tempo ritrovato”)


Foto di un interessante testo distribuito da Dream – Comunità di S. Egidio

Nchiru 09/09/2012             Nicola Samà               nicsam50@libero.it

1 commento:

elisabettadom ha detto...

Bella la riflessione sulla seconda volta che si impara a leggere! io non l'avevo mai fatta, probabilmente perchè ho risolto tutto in una sola volta: ero quella che quando cominciava la scuola aveva già letto tutto il "libro di lettura" (ai miei tempi si chiamava così il libro che conteneva la narrativa) e si accingeva a spulciare il "sussidiario" (si chiamava così l'altro libro di cui eravamo dotati, quello con i contenuti, per così dire, più scientifici). E rifletto sul fatto che probabilmente si può diventare vecchi, senza imparare a "leggere per leggere.
Un abbraccio Nic,
Elisa