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lunedì 10 settembre 2012

Piccoli e piccolissimi

La vita all’interno della nursery è necessariamente diversa rispetto al dormitory delle ragazze più grandi, quelle in età scolare (i pochi maschi dormono nell’edificio della clinica). Le house-mothers hanno un bel da fare al mattino presto per svegliare, lavare e vestire i piccoli, prima di somministrare loro la terapia quotidiana e servire la colazione (alcuni sono da imboccare). Ci sono da gestire capricci e pianti, talvolta pulire il vomito sul tavolo o per terra. Espletate tutte queste faccende, i 12 piccolissimi restano con l’house-mother in una stanza a giocare. Più tardi, se il tempo lo consente, escono nel giardino. Dalla mia camera odo le voci canterine mattutine che si diffondono su tutto il villaggio.  Alle otto arriva la maestra Priscilla Kainda Kirimbi, che prende in carico i 18+1 (Agnes, la bimba di 7 anni, con i problemi di salute) in età di scuola materna. Per osservare e scrivere mi siedo in un angolo dell’androne, dove si svolge la lezione. I bimbi, quasi tutti, fanno finta di non vedermi.  La loro vivacità è ben controllata dai modi pazienti e garbati di questa maestra, molto attenta e professionale. Verso le dieci tutti nel giardino per la meritata ricreazione e per la merenda di metà mattina. Poi, si riprende la lezione fino all’ora di pranzo. S’intuisce che la preparazione di questi bambini risulterà fruttuosa all’ingresso nella Primary School. E’ un privilegio che sicuramente hanno in confronto ai loro coetanei che abitano nei dintorni, ma si spera che nel futuro questa migliore preparazione si possa rivelare utile non solo a se stessi ma anche al Paese cui appartengono. Non condividete che un adulto debba avere delle radici solide, che si formano nell’infanzia? 



Nchiru 11/09/2012                 Nicola Samà                  nicsam50@libero.it  

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