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giovedì 6 settembre 2012

Scuola provvisoria o precaria?

Mentre i lavori per la costruzione della scuola procedono alacremente, con i numerosi dinamici operai a disposizione del costruttore, l’anno scolastico ufficiale del Paese inizia con uno sciopero degli insegnanti a oltranza. Come vedete, tutto il mondo è paese. Credo che le rivendicazioni siano di natura economica. Noi, però, abbiamo due insegnanti prestate alla scuola pubblica, Beth Gracheri e Ruffinah Kanyua, e a loro è stato chiesto di venire al villaggio a fare lezione ai nostri ragazzi. Per inciso, io continuo a scrivere al maschile, ma tenete conto che i maschi sono pochissimi, in maggioranza sono tutte gonnelle. Per queste lezioni straordinarie vengono utilizzati provvisoriamente i locali del dormitorio: tre classi, circa 30 ragazzi, sono nel locale normalmente adibito allo studio, i più grandi stanno nell’androne. Stamane sono entrato durante la lezione d’inglese nello studio. I ragazzi erano disposti in tre gruppi attorno ai banchi, nell’intento di eseguire un compito scritto sulla lavagna. L’ingresso degli estranei, per quanto consentito e gradito, provoca sempre vivacità nei ragazzi. Comunque, mi sono seduto in un angolo, cercando di seguire senza disturbare. Ci sono sempre gli studenti modello che scrivono imperturbabili, ci sono quelli che il gioco non lo dimenticano mai. Ogni tanto qualcuno si alzava per far vedere il compito alla maestra, qualcuno mostrava a me il quaderno.  Attilio, il nostro volontario che si diletta in fotografia, non ha perso l’occasione di ritrarre i ragazzi nel loro ambiente scolastico. Il suono della campanella ha interrotto la lezione e tutti di corsa verso il refettorio per la merenda di metà mattina. In generale, le pagelle dei ragazzi finora hanno mostrato un livello medio - basso in molti, che speriamo possano riprendersi quando da Gennaio inizieranno a frequentare la nostra scuola privata. Questo, infatti, è l’obiettivo dell’Associazione, che proprio nell’insegnamento punta ad avere quel salto di qualità che dovrà caratterizzare la nostra comunità. Curare il corpo, ferito senza colpa dall’HIV, ma anche la mente che dovrà costruire e sostenere il futuro di questi ragazzi.





Foto di Attilio Ulisse

Nchiru 06/09/2012         Nicola Samà        nicsam50@libero.it

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