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martedì 11 settembre 2012

Laare


Ospiti delle suore di Don Orione, Attilio e io siamo venuti a Laare, un paese in alta montagna, circa 2000 m. slm. Ci sono due suore polacche e tre indigene. Desideriamo vedere come operano sul territorio. Arriviamo poco prima del pranzo, ma ci fermiamo subito fuori del loro edificio, dove una quarantina di bambini aspettano, pure loro, di consumare il pasto offerto dalle suore. Aiutano a sgranare le pannocchie di mais. Alcuni dei più piccoli fanno il bagnetto nelle bacinelle. Al pomeriggio sister Alicja ci propone di andare a visitare una famiglia bisognosa. Due zainetti vengono riempiti con fagioli, mais e altro. Un bimbo di tre anni se lo carica sulle spalle l’altra novizia polacca, Amabilis. Ci avviamo a piedi in gruppo, accompagnati da due ragazze e alcuni bambini. Si aggiunge a noi più avanti una vecchietta. Attraversiamo il paese, affollato di gente che brulica in un vasto mercato, e ci inoltriamo nella foresta inerpicandoci per un viottolo in ripida salita. Si fa fatica noi per una volta sola, immaginiamo quelli che abitano quassù, in particolare nelle stagioni delle grandi piogge. Giungiamo in uno spiazzo, dove una marea di bambini è in attesa di riempire le taniche con l’acqua che sgorga dalla roccia e scorre su delle foglie messe a mo’ di fontanella. Ho già detto in un altro scritto come i bambini vengono normalmente utilizzati per il rifornimento idrico. Continuiamo a salire e arriviamo a una casetta di legno (è un eufemismo) di circa 6-8 mq. All’interno due letti (altro eufemismo) e un focolare in un angolo. La storia. Qui vive la vecchietta con sette nipoti, di età da tre a quindici anni (quelli che sono saliti con noi). La madre di questi bambini è stata ammazzata insieme al figlio più piccolo dal marito. Questi vive in una casa, palesemente più decente, proprio lì di fianco con un’altra donna, ma senza le mani, che gli sono state tagliate dalla gente del paese dopo il delitto. Qui la giustizia funziona così. Ovviamente, non ne vuole sapere dei figli e ostacola pure la nonna. La figlia più grande, 18 anni, ha un bimbo di 9 mesi che non sta con lei, perché vive con il padre e i suoi familiari. Un altro ragazzo di 15 anni vive in giro. Questa nonna da un anno ha cominciato a costruire, un po’ più in là, un’altra casetta, procurandosi poco a poco assi di legno. Le suore si stanno adoperando per venire incontro alle esigenze di questa famigliola. Vorrei non raccontare storie come questa e forse non lo farò più. Non si tratta di fare elemosina, sarebbe troppo facile per noi che abbiamo quattro soldi. Bisogna non chiudere gli occhi. 







Laare 11/09/2012        Nicola Samà         nicsam50@libero.it
 


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