L’arrivo di Tommaso, ormai il
dentista per definizione, è stato salutato con entusiasmo qui al villaggio.
Sulla poltrona dello “Studio di Mena” si stanno succedendo, da
lunedì fino a venerdì, al mattino i pazienti esterni prenotati, al pomeriggio i nostri
bambini. Il suo ingresso nel gruppo di operatori volontari risale all’anno
scorso, dopo un contatto casuale con l’associazione, cui ha risposto con
interesse ed entusiasmo. Poi, a Febbraio di quest’anno aveva partecipato
attivamente all’acquisto della poltrona, avvenuto in seguito alla donazione di
Pino, marito di Mena, dentista di Roma deceduta in giovane età. A Maggio con un
altro collega, Davide, aveva partecipato al Madical Camp a Nchiru, un’iniziativa
che il Ministero della Salute organizza ogni anno invitando diversi specialisti
a operare sul campo. In un’aula di scuola hanno fatto un’esperienza surreale,
visitando circa 200 persone, senza avere una poltrona da dentista e limitandosi
solo alle estrazioni (“Odontoiatria d’urgenza”). Comunque, è stato un successo,
con interviste anche sulla TV nazionale e una lettera di ringraziamento
ufficiale dal Ministero all’Aina. Ora Tommaso è venuto da solo, lo aiuta la
moglie Flaminia nella preparazione degli strumenti, ma il vero assistente sono
io (ho portato anche la musica nello studio…). In verità, ho delle reminiscenze specialistiche: nella mia prima esperienza
di medico condotto nella valle seriana bergamasca era ospite in casa mia un
amico dentista, siciliano d’origine, (Oreste Di Giovanni – Ceramiche, un
personaggio!), che ogni tanto aiutavo volentieri nella sua attività. La
situazione dentale di queste persone ve la lascio immaginare, non essendoci né
preparazione igienica adeguata né facilità di accesso agli specialisti della
zona. La maggior parte dei pazienti presenta delle alterazioni tali che l’unica
soluzione rimane l’estrazione. La cura canalare e altre prestazioni più
complesse attualmente non si possono fare per mancanza di strumentazione
(radiografie e altro), ma con l’aiuto dei nostri sostenitori e di qualche altro
specialista volontario, riusciremo ad attrezzare lo studio. Inoltre, nelle
situazioni d’immunodepressione, come sono i nostri bambini, è normale che la
prima cosa da fare sia eliminare qualsiasi possibile fonte d’infezione. Notevole
è la sopportazione del dolore da parte di queste persone, tra gli esterni solo
qualche bimba si è fatta prendere dal panico scappandosene via. I nostri, in
genere, appaiono più tranquilli. Insomma, ancora tre giorni di attesa per
l’estrazione finale di venerdì.
Foto di Attilio Ulisse
Nchiru 25/09/2012 Nicola Samà nicsam50@libero.it
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