Da
alcuni giorni settanta bambini si ritrovano la sera, prima di andare a dormire,
a cantare e pregare davanti alle foto di Fides, 10 anni, colta con diverse
immagini nei suoi momenti di divertimento con le compagne del villaggio.
Cantano e pregano insieme con loro le donne e gli uomini della comunità, cui si
uniscono alcune donne dei dintorni e noi volontari. Quasi tutti hanno in mano
un rosario bianco, simbolo del candore di questa bimba, sottratta alla vita
inaspettatamente da una malattia che nel mondo occidentale forse non sarebbe così
deleteria. E’ il primo evento triste in questo villaggio di bambini
sieropositivi, che solo tre giorni prima avevano partecipato alla grande festa d’inaugurazione
del nuovo ambulatorio. Di questo fausto giorno, infatti, avevo intenzione di
scrivere al mio rientro qui in Kenya, dopo alcuni mesi dal mio primo viaggio.
La sieropositività, pur non manifestandosi come malattia, perché adeguatamente
trattata, rende, comunque, questi ragazzi più fragili nei confronti di altre
malattie, di per sé non maligne. La precarietà del sistema di salute pubblica
qui in Africa si manifesta anche così. Lacrime di rabbia e di dolore hanno reso
insonne la prima notte dei bimbi increduli della scomparsa della loro cara
compagna. Presto, però, una compostezza
esemplare ha preso il posto del dolore e la gioia consueta è tornata sui loro
volti. Ricordano così Fides e la terranno sempre vicino nei giochi, a scuola o
nelle preghiere. All’ombra di un
banano, dietro la casa natale, proprio di fianco alla madre, sotto una coltre
di terra rossa riposa ora la nostra bimba Fides. Una celebrazione lunga ma
partecipata, i discorsi in lingua swahili e un po’ in inglese, i canti, le foto
di gruppo dietro la bara bianca, il seppellimento con tutta la folla intorno,
infine un funerale conviviale, come si usa qui. Certo, la lentezza e la
precarietà africana hanno segnato anche questa giornata, come avviene in tanti comportamenti
o manifestazioni di queste popolazioni. Ma qui il tempo non conta come in
occidente e, comunque, va apprezzato il loro spirito di comunità. Qui nel
villaggio rimane un’aria di tristezza che pervade tutti gli operatori. Questa
bimba da nessuno sarà dimenticata.
Nchiru 09/07/2012 Nicola Samà nicsam50@libero.it
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