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sabato 25 agosto 2012

Un rosario bianco




Da alcuni giorni settanta bambini si ritrovano la sera, prima di andare a dormire, a cantare e pregare davanti alle foto di Fides, 10 anni, colta con diverse immagini nei suoi momenti di divertimento con le compagne del villaggio. Cantano e pregano insieme con loro le donne e gli uomini della comunità, cui si uniscono alcune donne dei dintorni e noi volontari. Quasi tutti hanno in mano un rosario bianco, simbolo del candore di questa bimba, sottratta alla vita inaspettatamente da una malattia che nel mondo occidentale forse non sarebbe così deleteria. E’ il primo evento triste in questo villaggio di bambini sieropositivi, che solo tre giorni prima avevano partecipato alla grande festa d’inaugurazione del nuovo ambulatorio. Di questo fausto giorno, infatti, avevo intenzione di scrivere al mio rientro qui in Kenya, dopo alcuni mesi dal mio primo viaggio. La sieropositività, pur non manifestandosi come malattia, perché adeguatamente trattata, rende, comunque, questi ragazzi più fragili nei confronti di altre malattie, di per sé non maligne. La precarietà del sistema di salute pubblica qui in Africa si manifesta anche così. Lacrime di rabbia e di dolore hanno reso insonne la prima notte dei bimbi increduli della scomparsa della loro cara compagna.  Presto, però, una compostezza esemplare ha preso il posto del dolore e la gioia consueta è tornata sui loro volti. Ricordano così Fides e la terranno sempre vicino nei giochi, a scuola o nelle preghiere.    All’ombra di un banano, dietro la casa natale, proprio di fianco alla madre, sotto una coltre di terra rossa riposa ora la nostra bimba Fides. Una celebrazione lunga ma partecipata, i discorsi in lingua swahili e un po’ in inglese, i canti, le foto di gruppo dietro la bara bianca, il seppellimento con tutta la folla intorno, infine un funerale conviviale, come si usa qui. Certo, la lentezza e la precarietà africana hanno segnato anche questa giornata, come avviene in tanti comportamenti o manifestazioni di queste popolazioni. Ma qui il tempo non conta come in occidente e, comunque, va apprezzato il loro spirito di comunità. Qui nel villaggio rimane un’aria di tristezza che pervade tutti gli operatori. Questa bimba da nessuno sarà dimenticata.


Nchiru 09/07/2012            Nicola Samà          nicsam50@libero.it
                        

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