Translate

domenica 30 settembre 2012

Sisters dancing


Durante la messa, a un certo punto, dopo la Comunione, un gruppo di undici suore si è alzato dai primi banchi al centro e si è avviato in fondo alla chiesa. Indossato un pareo di stoffa locale, ma con l’immagine di don Orione, al ritmo della musica, per noi ormai consueta, si sono avviate danzando verso l’altare. Tra di esse la nostra infermiera sister M. Alice in coppia con la sorella M. Selina, entrambe con una ghirlanda floreale al collo. Non so quanto ciò possa apparire folkloristico, ma vi assicuro che è stato un gesto di grande effetto. Questa è stata la festa organizzata ieri dalle due sorelle per celebrare, nella chiesa del paese di nascita, Mbwiru Village, il loro “voto perpetuo”. Siamo partiti in sei dal nostro villaggio (tre uomini della shamba e l’infermiera), in rappresentanza di tutto il personale e anche dei bambini, per assicurare la nostra presenza in questa festosa occasione. Pur partendo in ritardo (circa due ore di viaggio), abbiamo atteso per quasi un’ora davanti alla chiesa l’arrivo delle suore, a piedi dalla propria dimora, circondate da una folla festante. C’erano le suore di Karen e quelle di Laare, che ormai conosco bene. La chiesa gremita, il coro – corpo di ballo al suo posto. Ci siamo sistemati sulla fila di destra dietro i familiari. Non essendo io molto tecnologico, al terzo scatto fotografico la fotocamera si è addormentata per “batteria scarica”. Mi capita a volte, per distrazione. Il fotografo Attilio oggi era assente. Ma non temete, vi documenterò l’evento con le immagini prestate da sister Alberta (lei non ha partecipato alla danza, non essendo di colore). La messa, si può immaginare, è stata di una lunghezza straordinaria, comprendendo, oltre l’interminabile sermone del celebrante, tutte le altre manifestazioni collaterali, previste nel programma e presentate dal prete locale. Così, abbiamo ascoltato il discorso del chairman della parrocchia, quindi assistito alla presentazione personale dall’altare di ognuna delle suore invitate, poi di tutti i familiari (quattro fratelli e due cognate). Dalla sister Alice siamo stati chiamati per la presentazione anche Cathrine ed io, come rappresentanti della clinica in cui insieme operiamo. Mi è toccato dire due parole in lingua italiana. Infine, una specie di cerimoniere ha invitato a gruppi le persone per presentare alle due sisters doni e offerte in denaro (una delle cognate distribuiva tra i banchi delle buste all’uopo). La prima a giungere all’altare per il sacrificio, una capra. Ultimi, credo, noi dell’Aina, con musica, canto e balletto annesso. Terminata la parte spirituale dell’evento, ci siamo avviati a piedi verso il vicino vasto cortile di una scuola per consumare, seduti all’ombra di un grande gazebo, il lunch – merenda (erano circa le quattro). Riso, fagioli, con e senza carne, bibite e acqua. Degna conclusione del pasto, una torta gustosa. Un po’ distante dal gazebo, un folto numero di persone e bambini ha atteso pazientemente il proprio turno per ricevere una porzione di cibo e sweet. Ultima tappa prima del ritorno, una visita all’abitazione della famiglia delle due sorelle festeggiate. Siamo rientrati che era buio. Spero che qualcuno, in quest’atmosfera di festa, abbia rivolto il pensiero al significato di quest’apprezzabile “voto perpetuo” di due donne che, abbracciando la Congregazione di don Orione, dedicano la propria vita agli altri.







Foto di sister Alberta (Nairobi, Karen)

Nchiru 30/09/2012           Nicola Samà          nicsam50@libero.it   

martedì 25 settembre 2012

Estrazione dell'otto (ottavo...)


L’arrivo di Tommaso, ormai il dentista per definizione, è stato salutato con entusiasmo qui al villaggio. Sulla poltrona dello “Studio di Mena” si stanno succedendo, da lunedì fino a venerdì, al mattino i pazienti esterni prenotati, al pomeriggio i nostri bambini. Il suo ingresso nel gruppo di operatori volontari risale all’anno scorso, dopo un contatto casuale con l’associazione, cui ha risposto con interesse ed entusiasmo. Poi, a Febbraio di quest’anno aveva partecipato attivamente all’acquisto della poltrona, avvenuto in seguito alla donazione di Pino, marito di Mena, dentista di Roma deceduta in giovane età. A Maggio con un altro collega, Davide, aveva partecipato al Madical Camp a Nchiru, un’iniziativa che il Ministero della Salute organizza ogni anno invitando diversi specialisti a operare sul campo. In un’aula di scuola hanno fatto un’esperienza surreale, visitando circa 200 persone, senza avere una poltrona da dentista e limitandosi solo alle estrazioni (“Odontoiatria d’urgenza”). Comunque, è stato un successo, con interviste anche sulla TV nazionale e una lettera di ringraziamento ufficiale dal Ministero all’Aina. Ora Tommaso è venuto da solo, lo aiuta la moglie Flaminia nella preparazione degli strumenti, ma il vero assistente sono io (ho portato anche la musica nello studio…). In verità, ho delle reminiscenze specialistiche: nella mia prima esperienza di medico condotto nella valle seriana bergamasca era ospite in casa mia un amico dentista, siciliano d’origine, (Oreste Di Giovanni – Ceramiche, un personaggio!), che ogni tanto aiutavo volentieri nella sua attività. La situazione dentale di queste persone ve la lascio immaginare, non essendoci né preparazione igienica adeguata né facilità di accesso agli specialisti della zona. La maggior parte dei pazienti presenta delle alterazioni tali che l’unica soluzione rimane l’estrazione. La cura canalare e altre prestazioni più complesse attualmente non si possono fare per mancanza di strumentazione (radiografie e altro), ma con l’aiuto dei nostri sostenitori e di qualche altro specialista volontario, riusciremo ad attrezzare lo studio. Inoltre, nelle situazioni d’immunodepressione, come sono i nostri bambini, è normale che la prima cosa da fare sia eliminare qualsiasi possibile fonte d’infezione. Notevole è la sopportazione del dolore da parte di queste persone, tra gli esterni solo qualche bimba si è fatta prendere dal panico scappandosene via. I nostri, in genere, appaiono più tranquilli. Insomma, ancora tre giorni di attesa per l’estrazione finale di venerdì.





 Foto di Attilio Ulisse

Nchiru 25/09/2012       Nicola Samà        nicsam50@libero.it

lunedì 24 settembre 2012

Lavoratori all'opera


Falegname, elettricista – idraulico – piastrellista - factotum, portiere – giardiniere, driver – giardiniere e diversi, cuochi, cleaners, uomini della shamba (animali da terra, piscicoltura, agricoltura), guardiano notturno, collaboratori al bisogno. I nostri lavoratori fissi, a parte le house-mothers e le infermiere, di cui scriverò a parte, attualmente sono 17. Il falegname lavora con machete, scalpello, pialla e martello; nulla di elettrico e nemmeno una falegnameria. Dovreste vedere i suoi manufatti per ritenerlo non un artigiano, bensì un ebanista. E’ un uomo di silenzio, signorile, gentile, lavora da solo. Avevo già visto e apprezzato tutti i suoi mobili precedenti (letti, armadi, sedie e quant’altro), ma ho seguito ultimamente la creazione della nostra farmacia e di altri oggetti per il laboratorio. E’ nostra intenzione costruire e attrezzare per lui una degna falegnameria (cerchiamo aiuti, sposor…). Gli utensili idro – elettrici sono generalmente di produzione cinese e il nostro lavoratore factotum si deve industriare non poco quando serve una riparazione. Siccome ha seguito un corso, prendendo una specie di diploma o attestato, ha un po’ l’aspetto di professore più che di artigiano (a volte lo incontri con il camice da lavoro indossato sopra il vestito della domenica). Il nostro driver, quando non guida, si occupa un po’ di varie cose, ora sta riparando le zanzariere delle finestre, ma non vorrei essere la frizione della macchina per come la maltratta. Il portiere, poiché abita nelle vicinanze, è un ottimo megafono quando bisogna far sapere in giro qualche notizia. Vedremo, a proposito, quanta gente arriverà dai dintorni mercoledì 26 per l’incontro programmato (argomento acqua e fontane). In cucina ci vado poco e mi dispiace, visto che ho anche una certa propensione culinaria (mi diletto con i legumi), ma i nostri tre cuochi, due donne e un giovanotto, sono deliziosi, specie quando fanno i chapati o la pizza. Alla shamba mi capita di andare per portare ai maiali i rifiuti organici (prodotti nella cucina dei volontari e doverosamente differenziati) e incontro quasi sempre il saluto gioioso di qualcuno. Giorni fa ho assistito alla prima retata pescosa; evito di mostrarvi le immagini dei pesci appena pescati, meglio appena ripuliti dalla melma (giuro che sono squisiti). Delle 4 donne che si dedicano alle pulizie cosa posso dire? Sono presenti di continuo tra noi, forse non ce ne accorgiamo, ma quando vediamo pulito l’avranno fatto loro. Chi veglia, infine, su di noi la notte, andando in giro con una nerboruta frusta, per difenderci da possibili ladri (li abbiamo già avuti…)? Un simpatico giovanotto alto e prestante. Se ti capita d’incontrarlo per caso, vedi solo due luccicanti punti nell’oscurità.










Nchiru  24/09/2012          Nicola Samà              nicsam50@libero.it   

sabato 22 settembre 2012

Visite gradite

L’anno scorso era stata una sorpresa, per noi e per loro, la visita al nostro villaggio. Da allora, un gruppo di persone, che lavorano nello studio legale di Nairobi “Bengi Miriti & Associates”, entrate in contatto con noi tramite alcune conoscenze, è diventato uno dei nostri sostenitori più assidui. Come l’anno scorso, sempre a Settembre, anche oggi questi “avvocati” sono venuti carichi di tutto quello che può essere utile ai bambini, dalle cibarie, ai pampers, indumenti, coperte, materiale scolastico, un girello per la piccolissima Faith e non so che altro, guardate la foto. In più, una consistente somma di denaro. E la loro simpatia. A essi si sono uniti, inaspettati ma altrettanto graditi, due operatori del distretto sanitario di Miathene, dove vengono seguiti i bambini con la Tb, e una loro amica, proveniente da Dubai. Dopo una visita generale e dettagliata dei nostri edifici (ambulatorio, nursery, dormitory, cantiere della nuova scuola, lavanderia), ci siamo accomodati al pranzo insieme con i bambini, riso piselli e carote. L’accoglienza ufficiale, al solito, è stata affidata al corpo di ballo del nostro villaggio, che si è esibito nell’androne del dormitory, subito dopo il pranzo. Nonostante l’aria di festa, questi bambini hanno mantenuto sempre un comportamento disciplinato, a parte il piccolo jolly Moses, che se ne andava in giro indisturbato. Alle piacevoli prestazioni dei ballerini sono seguite prima un’esibizione canora degli ospiti, poi le presentazioni di ciascuno di loro, accompagnate da simpatiche battute spiritose e risate. Al termine, la consegna dei regali e delle offerte. Naturalmente, durante tutto il tempo le giovani donne del gruppo sono state prese di mira dai bimbi più piccoli (o, piuttosto, il contrario). Più gettonati mi sono parsi Nicholas, Rose, Moses, Faith. Unica partecipante assente (è un ossimoro!), Agnes, ma è già importane che ci sia tra noi. Cosa lascia una giornata così trascorsa? Senza andare a cercare frasi enfatiche, una grande gioia per tutti. Solo Marek può dire di esserne uscito (felicemente) stanco.  









Nchiru 22/09/2012              Nicola Samà              nicsam50@libero.it