Questa
non è stata una giornata tipo, ma ve la racconto. Sono tre giorni che non c’è
acqua. Stamane non c’era nemmeno luce. La nostra sorgente nella foresta viene
pulita due volte la settimana, perché gli elefanti se ne servono senza tanti
complimenti, vista la loro mole. Per qualche ora l’acqua esce dai rubinetti
nera, ma aspettiamo che si rischiari. Quest’acqua non è potabile ma, bollita e
filtrata adeguatamente, viene utilizzata per cucinare. I locali, compresi i
bambini, la bevono. Noi volontari non la beviamo, però facciamo pure il caffè. Aggiungo che quest'acqua viene distribuita
anche all'esterno del villaggio, con delle fontanelle poste lungo la strada, a
uso della popolazione dei dintorni. Devo descrivere i disagi di una comunità
di circa 90 persone, di cui 60 sono i bambini (una trentina sono ancora in
famiglia per le vacanze) in questi giorni senz’acqua? Mi affido alla vostra
immaginazione, non oso paragonarli ai disagi occidentali quando manca l’acqua
solo per un’ora. Domani si spera di
risolvere il problema, che pare non sia legato agli elefanti. I nostri uomini
sono al lavoro continuo, vista l’emergenza. Finora si è andati avanti con
l’acqua del “fiume”, un rigagnolo che scorre in fondo alla shamba (terreno
coltivato). Quest’acqua, trasportata da tutti con le taniche e con i secchi, è
stata utilizzata anche in cucina (bollita e ribollita), oltre che nei bagni e
per qualsiasi altro uso. Le donne e le ragazze più grandi hanno lavato i panni
nei pressi del fiume (di questo non mi sono stupito, in Calabria al mio paese
alcune donne usano ancora). Nonostante questi disagi, stamane, mentre scrivevo,
sentivo i bambini giocare allegramente nel giardino. Anche questa, qui, è vita.
Nchiru
27/08/2012 Nicola Samà nicsam50@libero.it
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