Il 22 di questo mese il costruttore keniota di origine
indiana, mantenendo fede alle promesse, ha iniziato i lavori per la costruzione
della nostra scuola (primary school). Un edificio o, meglio, tre a diversi
livelli legati insieme, di otto aule. Uno pensa: lavorare ad Agosto?
Figuriamoci. Invece no. In questo caso la lentezza africana non c’è. Sarà che
lui è indiano di mentalità, sarà che in Ottobre comincia la stagione delle
piogge e bisogna che almeno le fondamenta siano già fatte, al momento i lavori
procedono alacremente. Il progetto di avere una propria scuola risale a diverso
tempo fa, ma è divenuto più attuale quando la morte di Paolo, marito di una
sostenitrice dell’associazione, ha convinto la stessa a donare un notevole
finanziamento allo scopo. Già nei mesi scorsi la morte di Mena, una dentista di
Roma, aveva convinto il marito a donare al villaggio le attrezzature per uno
studio dentistico. Entrambe le strutture portano il loro nome. L’acquisto di un
terreno adiacente al villaggio, che in un primo tempo sembrava difficoltoso a
causa del prezzo esagerato che veniva richiesto, alla fine è stato agevole ed è
stato effettuato in brevissimo tempo. Altrettanto sollecito è stato il
costruttore a preparare il progetto e a indicare le date di realizzazione. Se
tutto procede secondo le intenzioni, in Gennaio avremo la scuola completata.
Nel frattempo bisognerà espletare tutte le pratiche per l’autorizzazione
ministeriale e fare la selezione delle insegnanti (due già le abbiamo). La
scuola, privata, sarà aperta anche agli esterni, a pagamento. Questo progetto
di scuola privata ha due motivazioni: le condizioni strutturali fisiche (in
confronto a quelle dell’edificio pubblico attualmente frequentato dai nostri) e
la qualità dell’insegnamento (dagli orari alla preparazione e all’impegno delle
insegnanti). Le intenzioni sono queste, si spera di riuscire a realizzarle.
Considerazioni mie: sono convinto che la scuola primaria sia fondamentale nella
formazione di una persona. In questo caso si tratta di ragazzi che hanno uno
status che potrebbe creare dei problemi di relazione con gli altri. Qualcuno
deve insegnare loro, anzi educarli al rispetto (parola di enorme significato)
verso se stessi come verso gli altri. Essi si trovano anche in un’età
particolare, la pubertà, che richiede grande attenzione e vigilanza. Non so se
sarà prevista o possibile, ma la presenza di una psicologa nell’ambiente nostro
potrebbe essere opportuna. Quest’Associazione ha fatto un’opera di grande
prodigalità donando a questi bimbi e ragazzi un ambiente di vita confortevole,
la garanzia di cure, un ambulatorio, ora una scuola. Un passo in avanti sarà
prepararli all’inserimento nel mondo del lavoro ed educarli all’integrazione
nel popolo cui appartengono.
Questo è costruire una vita.
Nchiru 18/09/2012 Nicola Samà nicsam50@libero.it
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