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giovedì 30 agosto 2012

Costruire una scuola (di vita).


 Il 22 di questo mese il costruttore keniota di origine indiana, mantenendo fede alle promesse, ha iniziato i lavori per la costruzione della nostra scuola (primary school). Un edificio o, meglio, tre a diversi livelli legati insieme, di otto aule. Uno pensa: lavorare ad Agosto? Figuriamoci. Invece no. In questo caso la lentezza africana non c’è. Sarà che lui è indiano di mentalità, sarà che in Ottobre comincia la stagione delle piogge e bisogna che almeno le fondamenta siano già fatte, al momento i lavori procedono alacremente. Il progetto di avere una propria scuola risale a diverso tempo fa, ma è divenuto più attuale quando la morte di Paolo, marito di una sostenitrice dell’associazione, ha convinto la stessa a donare un notevole finanziamento allo scopo. Già nei mesi scorsi la morte di Mena, una dentista di Roma, aveva convinto il marito a donare al villaggio le attrezzature per uno studio dentistico. Entrambe le strutture portano il loro nome. L’acquisto di un terreno adiacente al villaggio, che in un primo tempo sembrava difficoltoso a causa del prezzo esagerato che veniva richiesto, alla fine è stato agevole ed è stato effettuato in brevissimo tempo. Altrettanto sollecito è stato il costruttore a preparare il progetto e a indicare le date di realizzazione. Se tutto procede secondo le intenzioni, in Gennaio avremo la scuola completata. Nel frattempo bisognerà espletare tutte le pratiche per l’autorizzazione ministeriale e fare la selezione delle insegnanti (due già le abbiamo). La scuola, privata, sarà aperta anche agli esterni, a pagamento. Questo progetto di scuola privata ha due motivazioni: le condizioni strutturali fisiche (in confronto a quelle dell’edificio pubblico attualmente frequentato dai nostri) e la qualità dell’insegnamento (dagli orari alla preparazione e all’impegno delle insegnanti). Le intenzioni sono queste, si spera di riuscire a realizzarle. Considerazioni mie: sono convinto che la scuola primaria sia fondamentale nella formazione di una persona. In questo caso si tratta di ragazzi che hanno uno status che potrebbe creare dei problemi di relazione con gli altri. Qualcuno deve insegnare loro, anzi educarli al rispetto (parola di enorme significato) verso se stessi come verso gli altri. Essi si trovano anche in un’età particolare, la pubertà, che richiede grande attenzione e vigilanza. Non so se sarà prevista o possibile, ma la presenza di una psicologa nell’ambiente nostro potrebbe essere opportuna. Quest’Associazione ha fatto un’opera di grande prodigalità donando a questi bimbi e ragazzi un ambiente di vita confortevole, la garanzia di cure, un ambulatorio, ora una scuola. Un passo in avanti sarà prepararli all’inserimento nel mondo del lavoro ed educarli all’integrazione nel popolo cui appartengono. 
Questo è costruire una vita. 




Nchiru 18/09/2012           Nicola Samà           nicsam50@libero.it



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