Translate

venerdì 24 agosto 2012

Una luce che illumina.



E’ straordinario che ai tempi d’oggi, con tutta la tecnologia così invadente, si debba gioire per un allaccio della corrente elettrica. Eppure, in Africa è così. Dopo mesi di lavoro e tentativi vani di contatto con l’Ente fornitore ecco, abbiamo la luce! Eravamo abituati al rumore del generatore al mattino presto e alla sera all’ora di cena, la corsa a mettere in carica i cellulari o il pc, per collegarsi con email o in video con l’Italia. Si andava, così, a letto presto, magari leggendo un libro con la lampada a batteria solare, dopo aver ammirato per qualche minuto il cielo stellato equatoriale. Ora si cambia. Nessun condizionamento, funzionano i frigoriferi, gli elettrodomestici da cucina, le lavatrici, i rasoi elettrici, il phon al momento che vuoi… Si può avviare l’attività ambulatoriale, dove può funzionare il microscopio e la centrifuga e qualsiasi altro apparecchio. Cosa richiede ancora quest’avvento della luce? L’educazione dei bambini, oltre che di tutto il personale, all’uso corretto e controllato dell’interruttore. Così sarà pure quando avremo l’acqua potabile dal pozzo che è in progetto.  Insomma, una luce che illumina le menti di noi, che viviamo in questo villaggio sperduto (ma non tanto) dell’Africa, ma anche di voi lettori, capaci di capire a fondo e apprezzare e vivere il benessere occidentale con maggiore sobrietà. Magari, se risparmiate un po’ di luce, vi restano degli spiccioli da regalare a questi bambini, che hanno avuto in dono finora il virus HIV dalla madre e un po’ di solidarietà da noi e da chi con generosità ci sostiene (www.aina-onlus.it). 

Nchiru 08/08/2012            Nicola Samà            nicsam50@libero.it

Nessun commento: