Come ogni tre mesi circa,
l’incontro era stato programmato per ieri. La coincidenza con il sabato prima
delle elezioni politiche lo ha reso un’occasione per qualcosa in più. Sono
giunti 53 familiari dei bambini, nonostante fossero stati convocati tutti. In
maggioranza donne, c’erano alcune mamme, sorelle, zie e nonne; tra gli uomini
c’erano alcuni papà, zii e nonni. Non tutti i bambini, infatti, sono
completamente orfani. Poche donne sono arrivate con notevole ritardo. L’incontro
è durato circa tre ore. Ho partecipato con piacere al meeting, ho capito nulla
quando si parlava in kimeru, un po’ dall’inglese di Marek. Egli ha esposto dei
punti che riguardavano l’organizzazione del villaggio, in particolare, più
volte ha ribadito, spiegandone la differenza dettagliatamente, che la scuola
non è da intendersi come “boarding school” (collegio) bensì una struttura
all’interno di una “children’s home” (casa per bambini, orfani e sieropositivi).
Ho sentito che si è parlato delle tre morti che hanno colpito il villaggio (da
Luglio a Dicembre 2012) e che hanno creato qualche apprensione, soprattutto tra
le più grandi. Hanno parlato a lungo anche le tre house-mothers. Ci sono stati
interventi tra gli ospiti. La particolarità dell’incontro è consistita nel
fatto che alla fine una trentina di ragazze sono andate via con i familiari,
per il periodo di chiusura della scuola per motivi elettorali. Gli altri,
purtroppo, sono rimasti a guardare, sicuramente un po’ dispiaciuti. Forse,
qualcuno ha pianto per l’assenza di un familiare. Certamente il contatto con la
famiglia è un elemento essenziale per un bambino orfano, che rimane per tanti
anni in cerca dell’insostituibile affetto materno. Riporto un passo di un libro
che leggevo proprio ieri sera: “… In quel posto facevo l’asilo, anni e anni di
asilo. Non sentivo e non vedevo mia madre, non me ne accorgevo, non avevo avuto
il tempo di capire che cos’era una madre. Neanche i miei nonni e i miei zii
venivano a trovarmi …” Stamattina come ogni domenica siamo andati a messa (qui
ancora usa fare propaganda politica durante la funzione, mah!). I ragazzi erano
allegri come sempre, loro dimenticano presto certe privazioni… Ieri sera e oggi
pomeriggio si sono consolati con la visione in DVD di Jurassic Park 1 e 2. Mi
sono gustato i loro occhi spalancati di fronte alle scene avventurose del film.
Domani (qui si vota solo di Lunedì) grande giorno di elezioni in Kenya, dopo
mesi di propaganda: nuovo presidente, nuovi governatori, parlamentari,
senatori. Ahimè, cambierà la politica reale per questo Paese?
P.S. Sono venuto a conoscenza di una lettera di un bambino di una
scuola elementare italiana scritta a Natale 2012. La trasmetto integralmente,
senza correzioni e senza commenti.
cari poveri
a me dispiace molto che voi
purtroppo non avete niente.
Ogni anno vi mando i miei vestiti
che a me non mi vanno più
e di questo sono molto contento.
è ingiusto che ce una parte
del mondo che non sta bene, e
invece l’altra sta bene, ma
purtroppo questo è il mondo. A me
fa male pensare che io mangio,
ho dei vestiti sempre nuovi,
posso andare a scuola, posso andare
a giocare con i miei amici a giocare a pallone
ma io sono in questa
società. Quando ce da aiutare i
poveri con i soldi o dei vestiti io lo
faccio molto volentieri. Il mio
aiuto purtroppo non può andare
oltre. Vi penso sempre.
Nchiru 03/03/2013 Nicola Samà nicsam50@libero.it
1 commento:
Leggere ciò che scrivi di questi ragazzi mi porta indietro nel tempo alla mia infanzia…
Io sento molte affinità tra la mia infanzia e la loro vita in Africa.
Tutto ciò mi fa sentire molta malinconia e mi viene da pensare che ciò che non conosci, non hai e non hai mai avuto non ti può mancare...
Tutte le cose nuove che imparano servono alla loro crescita mentale, ad aprire i loro orizzonti; saranno forse meno rigidi da adulti, più fantasiosi,
forse ciò che voi portate
per loro è gioco, è sogno... è vita...
Giuly
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