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martedì 19 marzo 2013

Correre per la vittoria


L’importane è partecipare, si dice. Uscir fuori, condividere, mettersi a confronto, relazionarsi. Uno solo, poi, vince, ma tutti gli altri non hanno “perso”. Così, oggi, nell’immenso spiazzo, che potrebbe ben essere un aeroporto, nell’immediata vicinanza di una sede universitaria, circa 1.500 ragazzi di 11 scuole primarie della zona si sono confrontati in un meeting sportivo di atletica leggera. C’erano anche i nostri, benché poco o per nulla allenati. Hanno gareggiato negli 800 e 400 m, nei 50 e 100 m, staffette, marcia, salto in alto e triplo, lancio del peso e del giavellotto; alcune curiose prestazioni dei piccoli consistevano in una corsa con una pallina su un cucchiaio, da non far cadere. Aria di festa, tifo entusiastico per i propri compagni di scuola, maree di ragazzi che si spostavano di qua e di là, con le loro divise multicolori. C’erano anche adulti, credo familiari o curiosi, oltre agli insegnanti, tra cui gli organizzatori e i giudici di gara. In questa moltitudine di gente, essendo l’unico “mzungu” (bianco), sono stato oggetto di un’infinità di sguardi curiosi e stupiti dei ragazzi, come non ho mai visto. Molti erano intimiditi, ma tanti si avvicinavano con un saluto, una domanda, una stretta di mano. Sono rientrato con una sensazione di sazietà, come se mi fossi nutrito di quegli occhi per alcune ore, occasione irripetibile. Dalle ore 11 alle 16 circa, il pranzo è stato al sacco, con molte bibite per il caldo, mitigato a tratti da un cielo nuvoloso e da un venticello fresco. Devo riconoscere che alcuni atleti sembravano da olimpiade, nonostante che tecnicamente non fossero corretti. Correvano scalzi, alcuni con abbigliamento non adeguato, specialmente le ragazze, ma avevano tutti un andamento agonistico. La classifica finale ha visto i nostri all’ultimo posto, ma non c’era alcuna recriminazione. Verso la fine il cielo è diventato via via più minaccioso, con nuvole nere e tuoni. Sulla strada del ritorno si è scatenata un’improvvisa grandinata spettacolare, che ha costretto ognuno a cercare riparo. I nostri, a correre verso il villaggio, sicuramente sono arrivati primi. 


Nchiru 19/03/2013              Nicola Samà              nicsam50@libero.it     

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