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domenica 10 febbraio 2013

Munene, un tesoro nascosto.


Aveva 17 anni, non viveva nel nostro villaggio, perché frequentava la scuola secondaria, però era uno dei nostri e nei periodi di vacanza veniva a stare con noi. L’avevo conosciuto nel Luglio scorso, quando si era assentato dalla scuola a causa del morbillo e si era rifugiato in isolamento in una camera della nursery. Ricordo che fui chiamato per visitarlo e controllarlo e mi accorsi che praticamente rifiutava il cibo, almeno quello che gli veniva somministrato dall’house-mother. Con il mio scarso inglese e l’ausilio di qualcuno gli proponemmo, come alternativa, yogurt, biscotti e frutta, che accettò volentieri. Questi semplici gesti d’interessamento servirono a creare un po’ di confidenza, per cui quando cominciò a uscire dalla malattia veniva a salutarmi, mostrando un’espressione di gratitudine e di gioia contenuta. Era un ragazzo visibilmente chiuso, riservato, forse timido o un po’ depresso. Leggeva e ascoltava musica. Si diceva in quei giorni che, per il suo carattere, aveva difficoltà a scuola a relazionarsi con i compagni. Si diceva che lo prendevano un po’ in giro perché appariva effeminato. In effetti, era un bel ragazzo, ma a quell’età tanti sono bei ragazzi. Doveva esserci qualche altro motivo. Un segreto? Sì, un segreto, tenuto ben nascosto. Venne fuori che, in effetti, qualcosa del suo comportamento era inusuale: portava indosso sempre una giacca ben stretta, nonostante il caldo. Non so come, la sua house-mother Jadline e l’infermiera sister Alice, che lo conosceva da anni, furono le prime a venire a conoscenza del suo segreto: aveva il seno come una donna. Incoraggiato, fece leggere in quei giorni alla nostra presidente alcuni suoi scritti, forse un diario, in cui manifestava la sua grande sensibilità e, di conseguenza, la sua sofferenza. Era evidente che si trascinava questo “incomodo” da qualche anno e nessuno, pare, lo sapesse, nemmeno i familiari (era anche orfano). In Settembre, all’arrivo del Dr. Luciano, decidemmo di visitare il ragazzo. L’evidenza e la consistenza della ginecomastia, determinata, purtroppo, come effetto collaterale, dalla terapia antiretrovirale, ci indusse a pensare di programmare un intervento chirurgico. Si sapeva che il ragazzo era da tempo seguito da un centro HIV (non dal nostro di Chogoria), ma non era sicuro che avesse seguito correttamente la terapia; comunque, a nessuno risultava che il ragazzo avesse questo problema, legato ai farmaci. Così, nell’attesa di organizzare l’intervento chirurgico, si pensò che conveniva, comunque, modificare la terapia. Passò un po’ di tempo, poi questa modifica fu praticata, ma fu deleteria per un probabile effetto collaterale ben più grave o chissà per che altro. Il ragazzo ebbe di lì a poco delle reazioni violente del suo corpo, dalla cute all’apparato gastroenterico e agli altri organi, che lo ridussero in fin di vita. Nell’imminenza del Natale, assistito costantemente dagli amici, lasciò rapidamente questa terra e tutti nello sconforto e nell’incredulità più grande. Le sue ultime parole erano di speranza… 

Nchiru 09/02/2013                  Nicola Samà                  nicsam50@libero.it

4 commenti:

Unknown ha detto...

Nicola,tu sei con loro per aiutarli..ma non puoi salvarli tutti!pensa a quanto sei riuscito a fare per Munene,il suo sguardo di gratitudine..la sua speranza...PRIMA NON CREDO CONOSCESSE LA SPERANZA..!
Oltre a curare la malattia puoi curare il loro cuore,inteso come animo e sentimento..COSA CHE SAI FARE BENE E CHE E' MIGLIORE DI QUALSIASI MEDICINA!..Ma cura anche te stesso,non farti fermare dal dolore della perdita,non è un fallimento,tu hai vinto il sorriso di quel ragazzo :-)
Monia

Claudia ha detto...

Ciao Nic,
leggo questo tuo racconto che mi catapulta nuovamente (avevo letto tutti i racconti del blog prima di Natale) nella realtà del villaggio Anina. Il povero Munene faceva parte del mio immaginario (avevamo parlato della ginecomastia), così come ne fa parte il piccolo e fortunato Mose'.
Mi dispiace.
Claudia

Unknown ha detto...

Ciao Nicola, certo che e' sempre molto triste la scomparsa anche di uno qualsiasi,poi trattandosi di uno giovane ancora di piu'tu pero' Nicola stai facendo grandi cose. Trovarne tante persone come te.Un caro saluto Giovanni

Rossella ha detto...

ho letto il tuo blog sul ragazzo introverso e sensibile e sofferente...
è molto commovente. c'è la sua storia, c'è quella di chi cerca di aiutarlo e anche quella della medicina, tutte riflettono la struttura imperfetta ma anche una grande energia e speranza che si muove e spera nel meglio. A volte è così... non ci riesce sempre bene, nonostante le buone intenzioni.
Rosy